giovedì 14 febbraio 2013

Argo



ARGO.

Dopo essersi fatto notare a Hollywood come sceneggiatore, e progressivamente ignorare come attore, Ben Affleck ha da qualche anno intrapreso forse la sua vera strada, spostandosi dietro la macchina da presa. E anche Argo sembra darcene conferma.
Il suo terzo film da regista narra la storia vera del recupero di sei cittadini americani, fuggiti all'attacco a un'ambasciata americana in Iran nel 1979, e nascostisi per diversi mesi nel consolato canadese della stessa località. L'intensità della trama certo non può prescindere dalla drammaticità degli eventi eppure la sceneggiatura offre molte soluzioni interessanti, in particolar modo nella resa della tensione vissuta in quei giorni da/tra i rifugiati e nell'eroica determinazione con cui il protagonista porta avanti la sua missione contro tutto e tutti. E' proprio nell'approccio a tali qualità dello script che Affleck dimostra la sua abilità in regia. Il suo sguardo classico rimane sempre in equilibrio tra i personaggi e la storia, permettendo allo spettatore di immedesimarsi sempre di più con la loro angoscia, speranza, fino alla paura della scena in aeroporto; sempre nel rispetto del genere.
L'assenza di qualsiasi giudizio politico sull'operato americano in Iran e la presenza invece della classica aurea patriottica rientrano perfettamente nello schema hollywoodiano per le storie vere, e pur facendo rimpiangere il coraggio dei primi due film del regista, lanciano Argo dritto verso gli (inevitabili) Oscar.

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