martedì 22 gennaio 2013

ZERO DARK THIRTY



                                                      Zero Dark Thirty TRAILER



ZERO DARK THIRTY.

Un film sulla cattura di Bin Laden poteva essere realizzato in molte maniere, ma nessuna sarebbe stata più a effetto di quella scelta da Kathryn Bigelow per il suo Zero Dark Thirty.
La caccia all'autore dell'attacco alle Torri Gemelle del 11 Settembre 2001 è durata dieci anni, e per tutto quel periodo i cittadini americani sono stati spinti da un desiderio che andava oltre la sete di giustizia: il bisogno di dare un po' di pace a quell'enorme ferita loro inferta.
Questo comune percorso è sapientemente messo in scena attraverso le vicende della protagonista del film (Jessica Chastain è semplicemente stupefacente in questo ruolo), che si fa portatrice di tutta la sofferenza ma anche della determinazione e di quella quasi a tratti irrazionale necessità di arrivare in fondo, che più volte rivela ai suoi superiori.
Ecco dove il film riesce invece a stupire.
Non c'è neppure un momento di patriottismo, neanche una scena di eroismo; l'occhio sull'azione è sempre neutro, manca qualsiasi forma di giudizio, anzi sembra esserci lo stesso rispetto nei confronti degli agenti della CIA come dei loro nemici. Anche le scene di tortura dell'inizio non rivelano alcun moralismo, tante volte ravvisato nel cinema americano dell'ultimo decennio inteso com'è a dimostrare il disprezzo della società americana per le atrocità Guantanamo. Qui fanno solo parte di un puzzle, di un percorso che, tra gli attentati di Londra e Islamabad e l'elezione di Obama, ci porta fino alla scoperta del covo. Il film non mostra niente più del necessario, e niente meno.
A questo punto vi è però un momento di rottura.
Se finora abbiamo praticamente sempre visto e sentito solo quello che ha vissuto la protagonista, proprio nella scena “decisiva” ce ne separiamo, come se adesso che il suo lavoro è fatto ella potesse fermarsi e inviare noi in missione, insieme ai soldati.
Naturalmente sappiamo già come finirà questa missione, e non ci sono dubbi sulla reale identità dell'uomo che si nasconde, eppure non assistiamo ad alcuna ellisse temporale nel racconto; anzi la ripetizione di alcune azioni (come l'esplosione delle porte) esaspera ancora di più la dilatazione temporale, facendoci vivere nella sua “reale” durata e complessità tutta la missione.
Così assistiamo anche all'uccisione di tutti i vari adulti incontrati nell'abitazione/fortezza. In particolare vediamo l'efferatezza con cui alcuni soldati sparano sui corpi già divenuti cadaveri; immagini queste che sembrano offrire il primo e unico commento allo spettatore (e non si tratta certo di un commento patriottico).
Ma ecco che l'unica uccisione che ci viene celata è proprio quella di Osama Bin Laden; vediamo solo infatti i soldati sparare a qualcuno oltre una porta. Ancora una volta il racconto si fa esile, essenziale, rosselliniano nel suo ricordare la Magnani uccisa in Roma città aperta
Kathryn Bigelow mette in atto con questo film un approccio davvero non ipotizzabile a una storia vera così pesante nella storia recente americana.


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