venerdì 24 maggio 2013

Il grande Gatsby


IL GRANDE GATSBY.

Nessuno sa chi sia Gatsby; ai più appare solo un'ombra capitata per caso nell'immensità delle sue celebri feste, che ogni settimana si ripropongono in pompa magna su una baia, di fronte a una lontanissima luce verde. Al centro della sua vita c'è solo una donna, conosciuta cinque anni prima, per pochi giorni e divenuta un sogno da coronare ad ogni costo.
Ma Gatsby finirà per non capire quanto la corruzione di cui sono fatte le sue gesta sia niente a confronto della bassezza di cui sono fatti gli uomini.
Baz Luhrman prende il romanzo di Fitzgerald, lo adatta alle musiche moderne pop e ne fa un'opera mitologica. C'è tutto in questo film e nella figura del suo protagonista: amore, amicizia, guerra, morte, sfarzo e povertà. Noi spettatori non riusciamo mai a capire come prendano forma questi elementi nel cuore e nella memoria di Gatsby, ma, esattamente come il suo unico amico e nostro narratore, possiamo percepire passo dopo passo, scena dopo scena, la grandezza di questo uomo, la sua modestia e umiltà, nascoste da uno sfarzo immane finalizzato ad un fanciullesco sogno d'amore.
La forma del film rispecchia perfettamente le mille facce del suo protagonista; dai tanti effetti per il 3d, all'uso esasperato del montaggio digitalizzato, alle magnifiche coreografie delle feste così come della splendida scena della rivelazione di Daisy, tra le tende agitate e volti velati. Proprio le feste sembrano essere il punto limite oltre cui il film non vuole andare; la complessa messa in scena di queste coreografie, di balli degli anni Venti danzati a ritmo delle musiche pop di oggi, avvicinano spesso il film al musical, ma proprio quando si sta per raggiungere l'esasperazione il film torna indietro, rivelando la sua maggior qualità proprio nel suo affacciarsi e tornar indietro prima di cadere.




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