STAR TREK INTO DARKNESS.
Quattro anni dopo il
primo tuffo nel passato pre-serie tv, J.J. Abrams torna a misurarsi
con la celebre sagra di Star Trek e con i suoi famosi protagonisti in
questo Into Darkness dai
colori accesi e toni cupi.
Di
fronte a un attentato terroristico ai danni di una sede militare, la
flotta stellare decide di avviare una caccia all'uomo per la cattura
del mandante, ormai scappato però nelle terre limitrofe e out
limits dei pericolosi Klingon. Di fronte alla concreta
possibilità di far scoppiare una guerra con questo popolo,
l'equipaggio della Enterprise dovrà decidere come procedere con una
missione tutt'altro che trasparente, come invece gli è stata
presentata.
Come
spesso successo negli ultimi dieci anni di cinema hollywoodiano, in
particolar modo nel genere fantascientifico, al centro della scena
vengono disposti il tema del terrorismo e il suo ambiguo legame con
gli apparati politici che dovrebbero rappresentare la difesa dei
cittadini. L'eredità dell'Undici Settembre 2001 sul cinema è
diventata una nuova dimostrazione dell'assoluta abilità di Hollywood
di percepire lo stato d'animo e le paure della società circostante e
di filtrare da esse ciò che più si adatta al successo di
botteghino. Da questo punto di vista anche l'operazione del 3D
risulta in funzione del primo, e naturale, obbiettivo di un'industria
grande quanto il cinema hollywoodiano, capace di imporre le proprie
strategie di marketing anche su un regista (tra i più “potenti”)
che ha invece appena compiuto una scelta originale ed anacronistica,
realizzando la sua opera in pellicola.
Ma
molti altri sono i segni di un approccio originale e interessante a
questo genere, da parte di Abrams. Se il primo capitolo era
all'insegna dell'azione, nel nuovo film è la relazione tra i
personaggi a primeggiare, soprattutto quella tra Kirk e Spoke. Sin
dall'inizio è la loro amicizia ad essere al centro della storia, e,
anche nel proseguo, lo sguardo costantemente puntato sui due non fa
altro che rendere la “missione” solo un contesto e un pretesto
per un'indagine ritenuta molto più interessante dal regista. Anche
il cattivo di turno rompe con gli schemi classici del genere; prima
assume i panni del nemico cinico, quindi, come prevedibile, si svela
come un incompreso alleato. Ma nel finale la situazione a sorpresa si
ribalta nuovamente, e il personaggio si mostra come il crudele
antagonista da sconfiggere.
Che
l'abilità di questo regista si adattasse in modo perfetto col genere
d'azione lo si era capito da tempo, e viene ribadito anche qui già
dal preludio del pianeta minacciato dal vulcano. Eppure stavolta a
farsi notevole è lo sguardo offerto all'intimità dei personaggi,
con una profondità che mai Abrams era riuscito a trovare nel
precedente (e personale) Super 8. La scena finale in cui Kirk
e Spoke sono divisi da una lastra di vetro non sarà certo originale
per contenuti, ma funziona splendidamente: colpisce lo spettatore e
frammenta senza disturbo alcuno l'azione. Altro segno di lavoro
all'interno del genere, in cui solo i più grandi si sono finora
cimentati con successo.
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