Zero Dark Thirty TRAILER
ZERO DARK THIRTY.
Un film sulla cattura di
Bin Laden poteva essere realizzato in molte maniere, ma nessuna
sarebbe stata più a effetto di quella scelta da Kathryn Bigelow per
il suo Zero Dark Thirty.
La
caccia all'autore dell'attacco alle Torri Gemelle del 11 Settembre
2001 è durata dieci anni, e per tutto quel periodo i cittadini
americani sono stati spinti da un desiderio che andava oltre la sete
di giustizia: il bisogno di dare un po' di pace a quell'enorme ferita
loro inferta.
Questo
comune percorso è sapientemente messo in scena attraverso le vicende
della protagonista del film (Jessica Chastain è semplicemente
stupefacente in questo ruolo), che si fa portatrice di tutta la
sofferenza ma anche della determinazione e di quella quasi a tratti
irrazionale necessità di arrivare in fondo, che più volte rivela ai
suoi superiori.
Ecco
dove il film riesce invece a stupire.
Non
c'è neppure un momento di patriottismo, neanche una scena di
eroismo; l'occhio sull'azione è sempre neutro, manca qualsiasi forma
di giudizio, anzi sembra esserci lo stesso rispetto nei confronti
degli agenti della CIA come dei loro nemici. Anche le scene di
tortura dell'inizio non rivelano alcun moralismo, tante volte
ravvisato nel cinema americano dell'ultimo decennio inteso com'è a
dimostrare il disprezzo della società americana per le atrocità
Guantanamo. Qui fanno solo parte di un puzzle, di un percorso che,
tra gli attentati di Londra e Islamabad e l'elezione di Obama, ci
porta fino alla scoperta del covo. Il film non mostra niente più del
necessario, e niente meno.
A
questo punto vi è però un momento di rottura.
Se
finora abbiamo praticamente sempre visto e sentito solo quello che ha
vissuto la protagonista, proprio nella scena “decisiva” ce ne
separiamo, come se adesso che il suo lavoro è fatto ella potesse
fermarsi e inviare noi in missione, insieme ai soldati.
Naturalmente
sappiamo già come finirà questa missione, e non ci sono dubbi sulla
reale identità dell'uomo che si nasconde, eppure non assistiamo ad
alcuna ellisse temporale nel racconto; anzi la ripetizione di alcune
azioni (come l'esplosione delle porte) esaspera ancora di più la
dilatazione temporale, facendoci vivere nella sua “reale” durata
e complessità tutta la missione.
Così
assistiamo anche all'uccisione di tutti i vari adulti incontrati
nell'abitazione/fortezza. In particolare vediamo l'efferatezza con
cui alcuni soldati sparano sui corpi già divenuti cadaveri; immagini
queste che sembrano offrire il primo e unico commento allo spettatore
(e non si tratta certo di un commento patriottico).
Ma
ecco che l'unica uccisione che ci viene celata è proprio quella di
Osama Bin Laden; vediamo solo infatti i soldati sparare a qualcuno
oltre una porta. Ancora una volta il racconto si fa esile,
essenziale, rosselliniano nel suo ricordare la Magnani uccisa in Roma
città aperta
Kathryn
Bigelow mette in atto con questo film un approccio davvero non
ipotizzabile a una storia vera così pesante nella storia recente
americana.
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