CLOUD ATLAS.
Innamorarsi di questo film durante il
suo prodigarsi tra una storia e l'altra resta assai facile, ma non
inevitabile, eppure per farlo bisogno senza dubbio che lo spettatore
si lasci alle spalle i molti dubbi che gli si parano davanti durante
la visione. Ma non vi preoccupate di ciò, perché di certo vi verrà
come un'azione involontaria, tanta è la frenesia del film.
La sceneggiatura punta a costruire una
sorta di scala a chiocciola in cui le storie di diverse epoche si
richiamano in un ordine sparso, che ci conducono però in una sola e
precisa direzione, tenute assieme da molto più che la “evidenziata”
reincarnazione dei personaggi. La voce della replicante sottolinea
nei momenti delicati del film la presenza di un filo che unisce tutti
gli esseri viventi; un azione buona o cattiva avrà certamente le sue
conseguenze, in questa o in un'altra vita. I legami che i personaggi
vivono non finiscono nella loro “storia”, ma danno vita ad altre
ancora senza un ordine preciso, ma sotto la forza dell'universalità
che si fa mito.
Ogni uomo nasce, muore e rinasce nei
panni di un nuovo individuo, percorrendo i secoli e le ere. Le scelte
compiute in una vita influiscono sulle esistenze altrui, presente e
futura, in quanto tutti siamo collegati. Questo è il presupposto.
Ma cosa succede se un disegno preciso
si nasconde tra le pieghe del Tempo, e una voglia sulla pelle ne
diventa appunto segno? Il presupposto viene contraddetto; le
decisioni che compiamo sono già previste da tempo e non possiamo più
chiamarle “nostre”.
Il dilemma del libero arbitrio si
ripropone, salvando il film da questo inceppamento e rendendolo a
questo punto ancor più affascinante.
Ci sono volte in cui un film, così
come un libro, riesce a cogliere i tratti fuggevoli del mito e ad
acchiapparci dentro.
Cloud Atlas percorre
cinque storie in cinque epoche diverse, dalla fine Ottocento sino a
un ipotetico futuro, intrecciando tra loro le vicende di personaggi
che per motivi vari e misteriosi si richiamano tra sé, rivelando
allo spettatore un solo grande Disegno.
La reincarnazione
si pone allora a fondamento di tutta la struttura del film, avviando
un gioco continuo con lo spettatore, chiamato a riconoscere i volti
degli attori sotto i più ostici costumi. Perché solo così possiamo
davvero percepire questo tipo di legame.
Ogni
decisione che compiamo influisce su chi ci sta attorno e su chi verrà
dopo di noi, nel bene e nel male, perché tutti siamo uniti. Questo
invece il principio chiave alla base di quest'opera, che
sapientemente a livello di sceneggiatura è riuscita a sintetizzare
la complessità del romanzo conferendosi una formula
assolutamente originale.
Sembra impossibile di fronte a questa
pellicola non pensare alla composizione di una sinfonia e dei suoi
movimenti, come appunto accade in una delle storie con la scrittura
della “Cloud Atlas” per
sestetto di archi. E' impossibile altrettanto rallentare in quel
misto di attenzione, concentrazione ed esaltazione, che il flusso di
immagini ci pone di fronte per una durata di quasi tre ore, senza
sosta.
Innamorarsi di
questo tempo vi assicuro sarà facilissimo. Altrettanto lo sarà però
rimanere con molte domande alla fine della visione (e non solo la
prima volta), ma questo non ci deve preoccupare. Non avrà importanza
di fronte ai temi universali:amore, amicizia, Fede, ingiustizia e
rivalsa. Il mito appunto, che si fa vita e ago puntato al nostro
essere Umani.
Ma se c'è un
disegno preciso, come evidenziano le voglie sulla pelle dei
personaggi, siamo poi davvero liberi di compiere delle scelte, o
queste sono state già fatte per noi? Volontariamente o
involontariamente, ecco anche il tema del libero arbitrio.
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