ARGO.
Dopo essersi fatto notare
a Hollywood come sceneggiatore, e progressivamente ignorare come
attore, Ben Affleck ha da qualche anno intrapreso forse la sua vera
strada, spostandosi dietro la macchina da presa. E anche Argo
sembra darcene conferma.
Il
suo terzo film da regista narra la storia vera del recupero di sei
cittadini americani, fuggiti all'attacco a un'ambasciata americana
in Iran nel 1979, e nascostisi per diversi mesi nel consolato
canadese della stessa località. L'intensità della trama certo non
può prescindere dalla drammaticità degli eventi eppure la
sceneggiatura offre molte soluzioni interessanti, in particolar modo
nella resa della tensione vissuta in quei giorni da/tra i rifugiati e
nell'eroica determinazione con cui il protagonista porta avanti la
sua missione contro tutto e tutti. E' proprio nell'approccio a tali
qualità dello script che
Affleck dimostra la sua abilità in regia. Il suo sguardo classico
rimane sempre in equilibrio tra i personaggi e la storia, permettendo
allo spettatore di immedesimarsi sempre di più con la loro angoscia,
speranza, fino alla paura della scena in aeroporto; sempre nel
rispetto del genere.
L'assenza
di qualsiasi giudizio politico sull'operato americano in Iran e la
presenza invece della classica aurea patriottica rientrano
perfettamente nello schema hollywoodiano per le storie vere, e pur
facendo rimpiangere il coraggio dei primi due film del regista,
lanciano Argo dritto
verso gli (inevitabili) Oscar.
Nessun commento:
Posta un commento