NOI SIAMO INFINITO.
Noi siamo infinito
è davvero una bella sorpresa. Inizia come un film sulle difficoltà
adolescenziali dell'impatto con la high school,
quindi diventa una storia sull'amicizia e infine si trasforma in un
racconto adulto, su ciò che ti segna nella vita ma non ti determina.
L'amico
a cui il protagonista scrive (forse immaginario, come ipotizza lui
stesso) si rende subito uno strumento utile a catturare l'attenzione
e la simpatia dello spettatore, chiamato così ad accompagnare da
vicino il giovane protagonista nel suo primo giorno di scuola, e a
partecipare alle sue sensazioni. Al di là dell'uso reiterato che il
cinema fa di questa modalità narrativa, il film riesce a mantenere sempre una certa delicatezza di sguardo, che lascia apprezzare
pienamente i passi compiuti sia dal giovane che dai suoi futuri
amici, nel tentativo di “scoprire” nuove persone e di superare,
assieme, i propri problemi. E proprio in questa fase il film mostra
la sua “straordinarietà”. Quando ormai ci sentiamo davvero
consapevoli di quel che ha vissuto il protagonista, e sollevati da
come le cose sono andate a migliorare per lui, il film cambia
registro e ci rivela un dramma che ci sorprende, nello stesso momento
in cui sorprende il protagonista; e l'effetto è veramente esplosivo.
La
recitazione dei tre principali attori risulta fondamentale per la
riuscita del racconto e sorprende vedere con quale abilità questi
giovani interpreti riescano ad esprimere le molte sfaccettature sia
del film che dei loro personaggi; in particolare Emma Watson sembra
un'attrice navigata, truccata da teenager.